Il sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente, si è dimesso: «Ho riflettuto e ho deciso nell’ interesse della città». Mercoledì quattro persone erano finite ai domiciliari e altrettante, tra cui il vice sindaco Roberto Riga poi dimessosi, risultavano indagate nell’inchiesta «Do ut des» coordinata dalla Procura su presunte tangenti nella ricostruzione post sisma. Le dimissioni erano state anticipate già venerdì sera dal primo cittadino che però aveva detto di volerci pensare un paio di giorni. Poi l’accelerazione. «Ho dato tutto me stesso, ma non sono stato abbastanza forte, sono rammaricato perché ho perso», ha detto. Cialente si è poi scagliato duramente contro il governo del premier Letta. «Non è mai successo né con il governo Berlusconi né con il governo Monti – ha detto – che i miei interlocutori non rispondessero al telefono. Ho chiamato più volte ministri e dirigenti di questo Governo, ma nessuno mi ha risposto e questo è umiliante, non per Cialente, ma per il suo ruolo di sindaco. Hanno vinto altri”.
Ho rivisto il sindaco Cialente a dicembre, poco tempo fa, per il documentario sull’Afghanistan. Era venuto a vederlo sentendo che in qualche maniera apparteneva alla città, poichè le cinque storie raccontate a Farah riguardavano gli alpini dell’Aquila. Era stato un incontro molto piacevole dopo aver passato insieme, gomito a gomito, il primo mese terribile del terremoto. Mi aveva anche parlato di un progetto per quest’estate con grandi protagonisti perchè soprattutto il centro storico meritava un rilancio. Adesso ha deciso di lasciare e fa capire che dietro c’è chi gli ha fatto la guerra. Non entro nel merito, ma posso testimoniare di un impegno al limite dell’umano durante le fasi più difficili. E poi dimettersi è da persona seria, sicuramente degno di grande rispetto in questa Bell’Italia dove non si dimette mai nessuno.
Da aquilano condivido in pieno il tuo giudizio , conoscendo peraltro Massimo da anni. Non ho capito perchè, alla fine , sia sia ritrovato solo , ricevendo schiaffi soprattutto da questo Governo.
In un paese come il nostro, governato da cialtroni, senza etica, senza amore, senza scrupoli, non c’è posto per un amministratore onesto. Andarsene è il naturale epilogo. La sconfitta della brava gente è il naturale epilogo.