Non avrei mai voluto parlarne, perché la delusione è forte, ma la storia di Tytty è sintomatica e invita a una riflessione profonda. Che ne sappiamo noi dei social network, chi c’è dietro lo schermo, ci possiamo fidare? Abbiamo sempre sospettato di poter incontrare personaggi da “second life” ma credo che questa vicenda superi tutto. Per almeno undici anni, a partire dal 2005 quando ha aperto un blog fino a tre mesi fa, Tytty Cherasien era molto conosciuta negli ambienti del volontariato internazionale. Vantava molte amicizie virtuali, fra cui quelle con la famiglia Arrigoni e il gruppo di Emergency, e anche – lo ammetto – la mia, oltre alla fiducia di molti miei amici stretti. L’ultimo messaggio me l’ha mandato l’anno scorso chiedendomi di firmare un appello contro la campagna mediatica che, a suo dire, aveva massacrato Greta e Vanessa (perchè?). Ma ne ho ritrovati, in precedenza numerosi altri. Per esempio questo.
“Sono contenta di risentirti anche se in questa ‘volante’ maniera. In questo ultimo anno mi è mancata tanto la Torre, la vecchia Torre, BF, la zonker zone, voi. Ho un cancro, uguale a quello che ha ucciso la mia bambina 10 anni fa, forse l’uranio, forse la sfiga. E questo mi ha allontanato da tanto… fino all’assassinio di Vik. Li vi avrei voluto fisicamente vicini, vorrei partire con la flottilla, come potevo fare una volta ma le mie condizioni non me lo xmettono.. Ti abbraccio, Shalom amico Ty*”
Già, perché Tytty raccontava di essere figlia di madre ebrea e padre palestinese. Era stata vicino alla zonker zone di Enzo Baldoni, poi accanto alla tragedia di Arrigoni, sempre dalla parte dei migranti e degli ultimi, fino a occuparsi di Siria. Si era inventata reportage, partecipato a convegni, battuta in prima fila per il sequestro di Greta e Vanessa (forse troppo) …e tante cose ancora, conquistando la nostra fiducia.
Finchè un giorno dice di essersi legata a un oncologo inglese, Michael D. Kors, e fa partire una raccolta di fondi che frutta appena duemila euro. Ma fa un errore clamoroso: presentando il medico usa la foto di un giornalista, Tommaso Ederoclite, che se ne accorge e la denuncia per truffa. Così viene fuori tutto l’arcano. In realtà Tytty non esiste, si tratterebbe di una certa Stefania (con vari cognomi), 39 anni, abiterebbe a Milano, non esiste la figlia morta, insomma tutto inventato. Eppure le sue immagini sono pubbliche, si è fatta vedere tante volte, anche in video. Per i carabinieri farebbe parte dell’UNHCR inglese, ma la responsabile italiana smentisce. Dal giorno della denuncia chiude il profilo su Facebook, anche se su Google è facilissimo trovare tracce dei suoi passaggi sul web dove era attivissima, non chiude Twitter forse perché non lo usa dal 2007 ma i suoi followers da 249 scendono di botto a sei.
In definitiva sparisce lasciando in piedi tutti i misteri. Soprattutto uno: com’è possibile che una persona riesca a mantenere per così tanti anni un’identità fasulla, cambiando molti mestieri e battaglie? Com’è possibile che un angelo dei rifugiati diventi improvvisamente una furfante? Chi è veramente Tytty-Stefania? Di sicuro, con tanta amarezza, bisogna ammettere che ci ha ingannato tutti. O forse c’è qualcos’altro che ci sfugge. Mi piacerebbe che dopo tanti contatti si rifacesse viva, non importa se da Stefania o da Tytty. Almeno per spiegare.
E’ un elemento in più per riflettere sulla serietà morale di certi movimenti.
ma tytty non era un movimento, sfruttava i movimenti
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Impressionante. :O
ciao, ragazzi della Torre…
^^v^^
che brutta notizia. ciao :(
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