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Raccontare la propria morte

Non ho avuto mai la fortuna di conoscerlo di persona, ma certamente Calabrese era uno dei maestri della mia generazione. Lo leggevo con interesse ogni settimana sul “Moleskine”, non sapevo della sua malattia anche perchè chi non lo sapeva non poteva certo capirlo, vista la leggerezza e l’ironia con cui affrontava temi pesanti. Quando ho saputo, sono stato molto colpito. Per la vicinanza di età, per un destino che può capitare, identico, a ognuno di noi in qualsiasi istante e anche per la grande capacità di raccontare la propria morte come se fosse di un altro (esercizio non facile, come quando mi è capitato di dar conto di una grande paura personale come di uno dei tanti incidenti di guerra). Non so quando doveva consegnare il pezzo per “Magazine” ma certo l’ultima rubrica l’ha scritta proprio a ridosso della sua fine. Parla dell’Italia, strano Paese. Il finale fa venire i brividi: “Questo è dunque un paese in cui di anno in anno diminuisce negli ospedali pubblici e nelle cliniche private il fabbisogno di posti letto per partorienti e aumenta quello per malati oncologici. E forse, se le statistiche sono vere, qualche domanda seria sul fenomeno bisognerebbe porsela“. E’ il testamento di un grande uomo: Pietro Calabrese, giornalista, 66 anni. Morto di tumore. Pietro Calabrese, cronista fino all’ultimo

L’irriverente, indimenticabile Vinciguerra

About pinoscaccia

già redattore capo Rai inviato speciale Tg1

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5 thoughts on “Raccontare la propria morte

  1. L’anno scorso,sul “Magazine” del Corriere, avevo letto per la prima volta la storia della “malattia di Gino”.
    Credevo davvero che Calabese raccontasse di un amico…

    Posted by franca | 14 September 2010, 02:08
  2. Già ,caro Pino, cronista fino alla fine e consapevole che il fabbisogno ospedaliero per malati oncologici aumenta sempre più ,purtroppo!!

    Posted by Lucio Gialloreti | 14 September 2010, 12:47
  3. Calabrese è stato un grande. E ci si chiede spesso perchè il fato, Budda o l’inquilino che sta in alto decida sempre di portarsi via certe persone mentre altre, vedi Andreotti, ce l’abbiamo sul groppone da anni…..
    PV (anche il vignettista)

    Posted by PV64 | 16 September 2010, 07:30
  4. ehi, ti posso fare i complimenti? sei bravissimo!!!
    (andreotti non è umano, consideralo fuori lista)

    Posted by pinoscaccia | 16 September 2010, 10:34
  5. Noi lo abbiamo conosciuto bene, Pietro Calabrese. Eccellente giornalista, ottimo direttore, soprattutto uomo onesto.
    Si può dire di un direttore che ha lavorato per Caltagirone e per Berlusconi, che è riuscito a fare con onestà il direttore? Sì, nel caso di Pietro si può affermare . Certo, si è dovuto barcamenare, compromessi ne ha dovuti accettare. Ma ha sempre usato intelligenza e grande capacità professionale per difendere la dignità del suo lavoro e delle sue redazioni. Non ha mai usato i suoi redattori per fare pastette, per attaccare qualcuno su richiesta dell’editore. In un caso molto particolare, tanti anni fa, quando gli si chiese di attaccare l’allora ministro del Tesoro Ciampi, scrisse di sua mano, sia pure firmandolo con lo pseudonimo Pape Satan, il pezzo. Così che nessun suo redattore dovesse vergognarsi per un articolo riprovevole sotto il profilo deontologico. Diceva: “a un direttore onori e oneri”. In fondo, che nessuno si offenda-ma è così-, basti vedere quello che è accaduto, dopo le sue direzioni, al Messaggero e a Panorama.
    Qualche volta Pietro non è stato capito, anche da alcuni redattori del Messaggero, che non hanno voluto o saputo comprendere certi suoi travagli . A a proposito di travagli: MARCO TRAVAGLIO, alla luce di quello che è accaduto dopo, pensa ancora oggi di Pietro quello che disse in una violenta intervista quando era in corsa come presidente della Rai?
    Che cioè come direttore di Panorama è stato anche peggio di Ferrara e Rossella?
    Noi sappiamo solo che alcuni vecchi redattori di Panorama, che gli davano pregiudizialmente del berlusconiano ( a lui? !!!), come davano superficialmente del fascista a gente della sua squadra che invece era di famiglia partigiana, negli anni passati ben altri direttori, quellì sì dichiaratamente berlusconiani, avevano accettato. E anzi della loro amicizia si vantavano.
    Ma il tempo è galantuomo.

    Posted by pippo e tuna | 18 October 2010, 21:47

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